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La storia di Lorella Ronconi, che alla vigilia di San Valentino lancia un messaggio. “E’ l’unica esperienza che mi manca per sentirmi completamente realizzata e felice”
GROSSETO. “Eccomi qua io, donna a metà: metà donna, metà carrozzella, a metà tra cielo e terra. Eccomi qua a metà tra sogno e realtà senza meta a fare i conti con i desideri di ogni giorno... girarmi nel letto la notte, vestirmi da sola. Perché non posso entrare in quel bar? Cosa si prova a danzare sulla sabbia? E quale sarà il sapore di un bacio? Eccomi qua senza meta, mi sorrido, e lotto, per donare alla mia vita questo desiderio a metà!”. E’ una delle poesie di Lorella Ronconi, pubblicate su “Je roule”, la sua ultima fatica letteraria. “La poesia - dice sempre Lorella che ha collezionato tanti premi letterari - è la mia fedele compagna”. E nelle liriche si confessa, come ha fatto nell’ultimo “Faccia a faccia” che abbiamo registrato insieme. Una sua poesia è intitolata “Brucia la voglia di vivere”, nei versi si esprimono sensazioni, stati d’animo: “..mi arde, mi consuma... mi tuffo e infuoco il fuoco che è in me!..”. Questo servizio, a poche ore dalla festa di San Valentino, nasce da una “richiesta” di Lorella Ronconi, fatta proprio al termine del nostro “faccia a faccia”. Abbiamo chiesto a Lorella che augurio fa a se stessa, dopo aver ottenuto anche la soddisfazione di essere pubblicata, con le sue poesie, nelle antologie scolastiche di Zanichelli. Lorella non ha avuto problemi a rispondere rispettando le “quattro esse” che caratterizzano ogni suo comportamento o rapporto e cioè simpatia, semplicità, sicurezza e sincerità: “L’augurio - ha detto - è che la salute mi aiuti, visto che la mia malattia genetica, che si è manifestata quando avevo due anni, è progressiva e che quindi non guarisco ma peggioro”. Un secondo di silenzio poi: “E poi mi auguro, ardentemente, una bella storia d’amore: è l’unica esperienza che mi manca per sentirmi completamente realizzata e felice”. Lorella sa bene di “scandalizzare” qualcuno che pensa magari che diversamente abile significhi ammalato e che quindi chiedere un “rapporto” con un handicappato è sragionare. “La verità non è questa - spiega Lorella Ronconi - anzi è esattamente l’opposto. Io sono una donna completa, non sento la mancanza delle gambe o dei tacchi a spillo ma, proprio perché sono donna completa, provo emozioni, sensazioni, affetti, passioni. Insomma posso innamorarmi. E come me ce ne sono tante di persone, dico persone che, nelle mie condizioni, sentono le mie stesse pulsioni”. Lorella non si ferma, ormai l’argomento è sul tavolo e va portato avanti. Le sue parole porteranno sicuramente ad un dibattito, un confronto. Sicuramente stupiranno qualcuno. “E’ proprio quello che voglio - aggiunge Lorella - io sono seduta, non sono malata, non mi manca niente, posso avere un rapporto anche sotto l’aspetto sessuale come tutte le altre donne. Una persona disabile non nasce senza genitali, non è asessuata: viviamo emozioni e affettuosità con la stessa intensità delle ‘persone normali’. Ed allora dico con forza che una persona è completa solo quando è anche amata: l’amicizia è un conto, l’amore è un altro. E l’amore a pagamento è un altro ancora!”. Lorella Ronconi ha 49 anni, è nata a Grosseto nel 1962. Vive da 15 anni sulla carrozzella: a seguito di una riduzione di doppia scoliosi per mezzo di due barre d'acciaio, ha subito un’ischemia midollare. La sua malattia, rarissima, ha un nome quasi impronunciabile: pseudoacondroplasia emersa. Il suo impegno civile ne ha fatto un personaggio di spicco della comunità grossetana. E’ cattolica, catechista (si batte per la “rampa” che faciliti l’accesso dei disabili in Cattedrale da anni ndr.) ed è responsabile della Pastorale giovanile. Per il comune di Grosseto, per l’Amministrazione Provinciale e per l’Asl 9, è anche referente delle commissioni disabilità. E’ stata consigliere circoscrizionale ed è membro fondatore della Fondazione “Il Sole”. Dal 2006 è stata nominata Cavaliere della Repubblica. Continua a battersi per i diritti dei disabili come presidente di un’associazione che si occupa di abbattimento di barriere architettoniche e culturali. E concludiamo con la poesia che ha dato il nome all'ultima raccolta, "Je roule". “Ruoto, scivolo, piroetto, tra i piedi frettolosi, non trovo le mie orme sul calore della sabbia, solo i segni delle mie ruote, due strisce affondate dal peso della sofferenza. Sofferenza gratuita, sofferenza che scivola lentamente come la mia vita, sgrana goccia dopo goccia attraverso il tubo della flebo. Attendo, aspetto, cerco le mie orme, non le trovo: io ruoto, je roule. Due linee di grigio sull'asfalto segnano l'inverno. Aspetto al di là delle vetrine dei negozi. Io non entro, attendo fuori, scale fra me e la gente, porte troppo strette, barriere che strappano la libertà. Mondi inesplorati oltre quelle rampe, la vita si muove agitandosi fra vanità e gambe frettolose, fra sogni che strappano l’anima e carezze dell’impossibile ho perso le mie orme... ma io ruoto, sì... in un mondo fatto di passi, je roule”. Ogni commento è davvero superfluo: grazie Lorella! di Giancarlo Capecchi Fonte: Corriere di Maremma |
domenica 2 dicembre 2012
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